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già. cos’altro sono, se non miracoli? accorgersi, d’un tratto, di avere ripreso orari normali: a letto entro mezzanotte, sveglia entro le nove; di avere ritrovato la concentrazione e l’organizzazione: spunte su libri da leggere che sono stati letti; di avere smesso di mangiarsi le unghie: accontentandosi, al momento, dello smalto trasparente, in attesa che crescano ancora un po’ per tornare al nero. e, tra una tempesta e l’altra, uno strano, insolito senso di calma. con schubert in sottofondo.

qualche giorno fa, ricevo una foto per mail: una bottiglietta di schweppes sul tavolo di un locale. così mi metto a raccontare: “sai, sabato scorso ho ordinato un gin tonic e quando mi sono trovata davanti la bottiglietta di schweppes, ho cominciato a spiegare che non tutte le schweppes sono uguali, che se volessi potrei disegnare una mappa dei locali in relazione alle schweppes che ci ho bevuto. e sono andata avanti per una mezzora buona, imbattendomi in un muro di indifferenza, perplessità e incomprensione”. e mi sento rispondere: “sabato scorso, io ho ordinato una schweppes. e ho spiegato più o meno le stesse cose, imbattendomi più o meno nella stessa reazione. per questo ho scattato quella foto”. sono piccole magie che rendono superfluo, quasi volgare, chiedersi perché siamo amici da quasi quindici anni.

sto vivendo in una bolla. che ho contribuito a creare, ma solo in parte. è una bolla di sospensione. è piena di porte parallele. che pian piano si aprono, che pian piano si apriranno. e, da dentro questa bolla, divoro musica e parole. ascolto e leggo, leggo e ascolto. il più delle volte, torno verso porti noti, e per questo sicuri. altre, però, mi spingo più in là, verso l’ignoto. e affondo nella sorpresa. ma senza uscire dalla mia bolla.